Parrà strano, ma finora sulle pagine di “Ereticamente” dove mi sono occupato di una grande varietà di argomenti, non mi sono occupato in modo sistematico di quello che rischia di essere, purtroppo per non poco tempo a venire, il tema nodale della nostra sciagurata politica, ossia il signor Matteo Renzi e il suo governo, governo che è sostanzialmente il governo del PD, dato che il signor Alfano e la sua pattuglia di rinnegati del cosiddetto NCD stanno lì a occupare le rispettive poltrone con la stessa autorevolezza che avrebbe una muta di gatti per caso acciambellata su di esse.
La politica nostrana ci ha abituati a personaggi sempre più discutibili, demagoghi esperti solo in chiacchiere che nel giro di un quarto di secolo sono riusciti a mandare in malora un Paese che non hanno avuto mai la competenza per governare, e che si sono approfittati delle loro posizioni solo per fare in maniera parassitaria i propri interessi personali e quelli della “casta” che, a discapito di tutti noi, costituiscono nel loro insieme, ma il signor Renzi rischia di essere il peggiore di tutti, un buffone che non fa assolutamente ridere, e che probabilmente è più pericoloso di tutti quelli che lo hanno preceduto.
Per capire come stiano effettivamente le cose, è probabilmente utile fare un po’ di storia, e ricordare che sono ormai quattro anni che siamo governati da governi che non sono espressione di una maggioranza realmente espressa dai cittadini in elezioni politiche, governi privi pure di quel minimo di legittimità basata su una presunzione di sovranità popolare che la democrazia può offrire. Dopo i governi Monti e Letta, quello di Renzi è il terzo che ci capita fra capo e collo come una disgrazia che non si capisce bene cosa abbiamo fatto per meritare.
Cosa sia realmente successo nel 2011, cominciamo a comprenderlo per davvero soltanto adesso, sulla base di informazioni che sarebbero dovute restare segrete. Nelle alte sfere del potere che conta realmente, e che ha ormai una dimensione più che internazionale, planetaria, si è decisa la fine di Silvio Berlusconi e del suo governo di centrodestra che, bene o male, con tutti i difetti che potesse avere, è stato l’ultimo liberamente scelto dagli Italiani, perché quest’ultimo aveva intrapreso un tentativo, sia pure sotto la forma di un cauto negoziato, di tirare fuori l’Italia dalla trappola euro.
A questo proposito, che una moneta unica sarebbe stata la rovina dei Paesi europei a economia più debole, di questo l’ex premier britannica Margareth Thatcher ci aveva avvisati molti anni fa, ma, come se non bastasse, l’assoggettarsi con tanta irresponsabile facilità al diktat della moneta unica, è stata l’ennesima riprova dell’ignoranza storica e/o insensibilità verso il destino dei propri concittadini da parte della nostra classe o “casta” politica, perché sarebbe bastato ricordare un’esperienza storica che l’Italia aveva già avuto: dopo l’unificazione nazionale, l’introduzione forzata della lira piemontese distrusse l’economia dell’Italia meridionale, provocando una situazione di grave ristagno forse non superata nemmeno oggi, e costrinse intere generazioni di nostri connazionali sulla via dell’emigrazione.
Bisogna ammettere che quello che nel 2011, fino al golpe UE era il presidente del Consiglio e leader del centrodestra, è un abile imprenditore ma un politico mediocre, anche se non arriva ai livelli di faciloneria, irresponsabilità, scoperta menzogna ai propri concittadini rappresentata dal “pupo” Renzi, e si è dimostrato molto meno furbo di quel che crede di essere, e soprattutto di come è stato dipinto da un sistema mediatico controllato dai suoi avversari politici, e di cui non si è mai preoccupato abbastanza, ed è stato parzialmente consenziente al golpe deciso dalla UE per rovesciarlo. Bisogna capirlo: uscire dall’euro si era rivelato impossibile, perlomeno non senza una rivolta aperta alle sanguisughe di Bruxelles, e occorreva far digerire agli Italiani una finanziaria di lacrime e sangue, come non eravamo fin allora abituati. Meglio allora passare la mano a qualcun altro che si attirasse l’ostilità dei cittadini, per ritornare in sella al momento opportuno. Anche Giovanni Giolitti usava la stessa tattica.
Quello che Berlusconi non aveva capito e che sembra non abbia capito neppure adesso, è che non gli sarebbe mai stato più consentito di tornare in sella, che la UE aveva decretato la sua morte politica.
Al riguardo, bisogna essere estremamente chiari: LA UE NON E’ L’EUROPA! E’ una serie di istituzioni dove l’elemento dominante è PRIVATO, un marchingegno creato dal grande capitale finanziario internazionale per succhiare la ricchezza prodotta dai popoli europei, una trappola dalla quale sarebbe indispensabile uscire.
Una serie di congiure di palazzo successive nelle quali in ogni caso la volontà popolare non ha avuto alcuno spazio, hanno portato poi alla sostituzione di Monti con Letta e di quest’ultimo con Renzi. Si è così perfezionata l’introduzione di un governo che è dove si trova, non per fare gli interessi dell’Italia o degli Italiani, ma unicamente quelli della UE.
La UE è, per così dire, la sezione europea del capitalismo bancario e finanziario internazionale che oggi ha sede soprattutto negli Stati Uniti, che ha come obiettivo il mondialismo, che comporta non solo la riduzione in miseria, ma la DISTRUZIONE dei popoli europei e di razza bianca, è questo che sta alla base di tutte le politiche “europee”, la realizzazione del piano Kalergi e la creazione della società multietnica. Il motivo è evidente: l’uomo europeo, “bianco”, è un uomo intelligente: non accetterà a lungo di essere schiavizzato e sfruttato, e allora meglio sostituirlo con una turba di meticci.
Noi vediamo benissimo tutto ciò nella politica di questo governo che ha avuto fra i suoi ministri anche una congolese entrata in Italia come clandestina, ma resta un punto indubbiamente da chiarire a beneficio di molti: come può essere che quella sinistra che un tempo si fregiava di essere la rappresentante politica delle classi lavoratrici, sia diventata il supporto di un piano così ferocemente classista? Osserviamo inoltre che la questione non è soltanto italiana. I nostri PERSECUTORI (come altro li potremmo definire?) del PD, sono stati abbondantemente preceduti, ad esempio dai laburisti britannici, primi responsabili del fatto che la Gran Bretagna sia oggi negrizzata, arabizzata, islamizzata.
Il discorso del DIVORZIO della sinistra dalle classi lavoratrici, è un discorso complesso che, per quanto mi riguarda, ho cercato di sviluppare sotto diverse angolazioni in vari articoli comparsi a più riprese su “Ereticamente”, ma è forse il caso di riprenderlo brevemente e a grandissime linee, perché una cosa deve essere chiara a tutti: dal governo Renzi i nostri lavoratori possono aspettarsi solo disgrazie!
Questo divorzio si è venuto preparando da lunghissimo tempo, e le sue origini più remote si possono rintracciare già nella “rivoluzione” (in realtà golpe militare) russa. Da quel momento significò appoggiare una delle autocrazie più oppressive e piramidali mai esistite, ma il momento veramente di svolta è rappresentato dal ’68, quando un’operazione di conservazione sociale, l’eliminazione dalla scuola e dalla società di quella selezione DI ORIGINE FASCISTA che avrebbe consentito ai figli delle classi lavoratrici di emergere e contestare il ruolo ascritto ai rampolli delle classi dominanti, fu presentata come un moto rivoluzionario. Le cose sono ancora peggiorate dopo l’89-91, portando i “compagni” rimasti senza una causa, a essere pronti ad abbracciare qualsiasi causa sembrasse conveniente, pur di rimanere sulla scena politica.
Superficialmente, il progetto mondialista del grande capitale finanziario, presenta degli aspetti comuni con il cosmopolitismo marxista, se non vogliamo accorgerci che si tratta del progetto di creare un mondo e un’umanità di schiavi. (Va bene, voi mi potete obiettare che anche quello marxista è in ultima analisi il progetto di creare un mondo e un’umanità di schiavi).
Per quanto riguarda l’Italia abbiamo un’ulteriore aggravante, rappresentata dal compromesso storico, dall’incontro, dalla fusione fra ex comunisti ed ex democristiani, proseguito fino a tempi recenti fino alla convergenza in un unico partito degli uni e degli altri, guarda caso, quello che oggi conosciamo come PD!
A questo punto è successo qualcosa che fino a poco tempo fa sarebbe stato ritenuto impensabile: la componente ex democristiana ha surclassato quella comunista e si è impadronita del partito, e poiché si tratta del maggior partito di governo, dell’Italia intera, e chi è il leader di questa svolta che farebbe rivoltare nella tomba Gramsci, Togliatti e Berlinguer? Ma si, proprio lui, l’impagabile Matteuccio Renzi! E’ quasi superfluo sottolineare che Matteo Renzi è il rampollo di una famiglia di imprenditori, che non ha lavorato un giorno in vita sua! Forse i lavoratori li ha visti qualche volta con il binocolo, oppure ha visto le loro immagini in cartolina, o come si usa tanto oggi, magari su internet.
Bisogna ammettere però che Matteuccio è un abilissimo venditore di fumo. Con un po’ di abracadabra, di aggiustamenti fiscali, di alleggerimento dichiarato di alcune aliquote e l’aggravio semi-occulto di altre, è riuscito a creare in alcune parti dell’opinione pubblica italiana l’impressione che si sia avviata quella riduzione della pressione fiscale di cui l’Italia ha un disperato bisogno per riprendere un cammino di crescita economica invece che di recessione.
La realtà dei fatti è ovviamente del tutto diversa. Renzi che sa benissimo che il suo rimanere in sella dipende solo da questo, è un fedele esecutore della politica della UE, le cui linee direttrici sono: progressivo inasprimento del carico fiscale e incoraggiamento dell’immigrazione extracomunitaria.
Nella situazione fiscale, brutta e in via di costante peggioramento per tutti, l’Italia si trova svantaggiata a causa del pesante debito pubblico che costringe e costringerà a sacrifici sempre maggiori per mantenere il prefissato rapporto deficit-PIL. Come si è accumulato questo gigantesco debito pubblico? E’ vero, come oggi ci vengono a dire, che gli Italiani hanno vissuto per decenni al disopra dei loro mezzi?
Io credo che sostanzialmente questo non sia vero, ma sia soltanto l’ennesima bugia della casta: gli Italiani sono e sono sempre stati un popolo parco e laborioso. Parliamo ovviamente degli Italiani di ieri e di oggi, non degli “italiani” di domani, con una turba sempre più massiccia di “nuovi italiani”, cioè di finti italiani intellettualmente limitati, pigri, abituati a una vita di parassitismo. La vera responsabile del gigantesco debito pubblico italiano è, a mio parere la casta stessa: decenni di pessima gestione del denaro pubblico, per incompetenza o avidità, voglia di arricchimento personale ai danni dei cittadini, ci hanno ridotti al punto in cui ci troviamo adesso.
Parliamo di immigrazione. Alla sinistra piacciono gli immigrati. A suo tempo i laburisti inglesi fecero di tutto per favorire l’immigrazione extracomunitaria in Gran Bretagna, esattamente come sta facendo il governo Renzi oggi in Italia, e pensate alla barcata di soldi che ci è costata e ci costa “mare nostrum”, questa vergognosa operazione di auto-invasione, come se noi avessimo una qualsiasi responsabilità nei confronti di chiunque voglia raggiungere l’Italia, magari da Alfa Centauri. Stringi stringi, alla base c’è un calcolo estremamente meschino: i laburisti inglesi come i “democratici” italiani, avevano calcolato che una fetta della popolazione rappresentata da immigrati, avrebbe votato a sinistra, dando così ai “compagni” il margine elettorale sufficiente per rimanere al potere costantemente e nei secoli dei secoli. E’ stato questo calcolo meschino e spregevole che ha indotto i “sinistri” britannici, italiani, di tutta Europa, a sacrificare sconsideratamente il destino dei loro popoli, con conseguenze pesantissime a cominciare proprio dalle classi lavoratrici che hanno vergognosamente tradito.
Cominciamo con lo sgombrare il campo da un “argomento” puramente emotivo ma di cui la sinistra e la Chiesa, che da questo punto di vista dalla sinistra non si distingue in nulla, fanno ricorso piuttosto spesso: “Anche i nostri connazionali furono migranti”. Paragonare l’emigrazione italiana del secolo successivo all’unità nazionale con l’invasione clandestina di cui oggi siamo vittime, è falso e offensivo verso i nostri migranti.
I nostri connazionali andavano all’estero per lavorare, e nel pieno rispetto della legalità dei Paesi di arrivo, erano sottoposti spesso a controlli umilianti e talvolta sfibranti come la lunga quarantena di Ellis Island. Non trovavano nessun sussidio, ma piuttosto discriminazioni e pregiudizi, e lavoro duro con il quale costruirsi un’esistenza, perché un’altra differenza fondamentale, è che costoro arrivavano in Paesi con un’economia in espansione dove c’era bisogno delle loro braccia, mentre per noi gli extracomunitari non sono di alcuna utilità, ma solo fonte di problemi.
Queste zecche, invece, arrivano sulle nostre coste attraverso canali del tutto illegali, e si aspettano che il mondo occidentale, l’Europa siano il paese di Bengodi, non hanno neppure una competenza che consenta loro di inserirsi utilmente nella nostra società, non svolgono altri ruoli che non siano quelli dello spacciatore, del pappone, della prostituta, dell’accattone o nel migliore dei casi, del vu cumprà, ci costano uno sproposito in sussidi, in finanziamenti alle ONLUS che si occupano di loro, nessuna delle quali è realmente “non lucrativa”, e non ci danno niente.
Il danno più grave dell’immigrazione è ovviamente quello a lungo termine: il meticciato e la sparizione del popolo italiano, ma se andiamo a considerare i “danni collaterali” a breve e medio termine, ci accorgiamo che non sono mica un’inezia. C’è prima di tutto il costo dei sussidi che gli enti pubblici pagano ai migranti, a cui spesso i comuni assegnano alloggi e pagano le bollette, persino le tessere dell’autobus, tutto denaro sottratto dalle tasche dei cittadini attraverso il prelievo fiscale, il più alto d’Europa, questo mentre un numero sempre più alto di cittadini italiani si trova nell’indigenza e si vede negare servizi essenziali. Migranti che non hanno mai versato una lira di contributi allo stato italiano, ricevono pensioni generose, mentre quelle di chi ha lavorato e pagato una vita rimangono da fame, e molti anziani sono costretti a frugare nelle immondizie. Questi parassiti a cui in realtà non dobbiamo nulla, hanno la precedenza nell’assegnazione degli alloggi popolari, dei posti agli asili nido e alle scuole materne, in ogni genere di servizi.
Da parte loro, costoro ci apportano il degrado delle nostre città e la delinquenza. Metà della popolazione carceraria presente nel nostro Paese è composta da immigrati, a fronte di una presenza di circa il 5% nella popolazione generale, il che significa che costoro hanno una propensione a delinquere venti volte maggiore di quella degli Italiani, e non è che anche questo non abbia un costo pesante per tutti noi.
Alla nostra immotivata generosità, costoro rispondono con l’arroganza di chi ormai si sente il padrone. “Questa non è più la vostra terra”, è quello che si sono sentiti dire molti nostri connazionali, soprattutto anziani, prima di essere aggrediti da immigrati.
Si ha davvero la sensazione che se potessimo rispedire tutta questa gentaglia a casa loro, la crisi economica che ci affligge, sparirebbe o si ridurrebbe di molto.
Le due macine al collo dell’economia italiana sono il peso di una politica fiscale oppressiva voluta dalla UE e l’immigrazione, due macine al collo che al di là di tutta la demagogia e il falso ottimismo ipocrita, il governo Renzi ha solo fatto in maniera di accrescerne il peso. Le conseguenze per tutti noi sono destinate a essere sempre più evidenti e sempre più pesanti. Altri Paesi della UE, a cominciare dalla Germania, hanno individuato nell’istruzione e nella ricerca, le sole che possono produrre quell’innovazione tecnologica che può permettere ai Paesi europei di essere competitivi rispetto all’offerta di braccia da lavoro a bassissimo prezzo del Terzo Mondo, e si sono ben guardate dal tagliare in questi campi. L’Italia, che già prima del 2008 investiva pochissimo nella ricerca, con la crisi è scesa ad investire nella ricerca un miserabile 1% del PIL, e anche l’istruzione è stata oggetto di tagli crescenti. E’ probabile che ci siano Paesi del Terzo Mondo che facciano di meglio.
Chiediamo seriamente: che razza di futuro pensiamo possa avere un Paese che, mentre importa alla grande spacciatori e vu cumprà, costringe le sue eccellenze a fuggire all’estero per avere una possibilità di realizzare le proprie idee?
Una cosa che, nonostante tutti i discorsi demagogici fatti in proposito, il governo Renzi si è ben guardato dal tagliare, sono i privilegi della casta, i super-stipendi di onorevoli e super-manager di stato, e le relative super-buonuscite e pensioni, spesso cumulate alla grande, non si è nemmeno introdotto un tetto agli stipendi e alle pensioni dei super-manager (che spesso hanno dimostrato un’enorme e colpevole inefficienza nella gestione degli enti pubblici), e nemmeno la sospensione della diaria agli onorevoli che si trovino in carcere per motivi di corruzione.
Il risultato ce l’abbiamo sotto gli occhi: un Paese che si sta immiserendo, un Paese dove ben il 14% per cento dei suoi cittadini è sceso sotto la soglia assoluta di povertà, dove la vessazione fiscale sta distruggendo quel tessuto di piccole e medie imprese che è da sempre la base dell’economia italiana, disperdendo e cancellando in questo modo anche un prezioso capitale di conoscenze e know how, dove le ditte chiudono, i lavoratori restano senza stipendio, i giovani non trovano lavoro e le famiglie sono ridotte alla fame.
Abbiamo un disperato bisogno di un cambiamento di passo. Matteo Renzi è un buffone pericoloso, e disgraziatamente è anche giovane, non possiamo certo aspettare che sia il naturale trascorrere del tempo a togliercelo di mezzo. L’Italia ha bisogno di sbarazzarsi al più presto, prima che sia troppo tardi, di Matteo Renzi, di questo governo, del partito-mostruosità anti-italiana chiamato PD, prima che sia troppo tardi.
Fabio Calabrese
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