18 Luglio 2024
Cancelliere Libreria

Un diario della guerra coloniale libica curato da Alberto Ferretti

di Luca Cancelliere
Nell’ottobre 2012, per i tipi della casa editrice “Youcanprint” di Tricase (Lecce), è stato pubblicato un interessante documento storico inedito: “La guerra Italo-Turca (1911-1912). Dal diario di Angelo Masotto, Ufficiale dei Regi Carabinieri”. Il curatore dell’opera è l’amico Alberto Ferretti, noto intellettuale ed esponente di spicco della destra politica e culturale ferrarese, che per la casa editrice salentina aveva curato nel 2011 la riedizione di un’opera del 1922, “L’avvento del Fascismo. Cronache ferraresi 1920-1922” di Raul Forti e Giuseppe Ghedini.

Quest’opera si colloca pertanto in un filone di ricerca che, coerentemente con la vicenda politico-culturale del curatore, vuole indagare alcuni momenti della storia unitaria, particolarmente del primo Novecento, la cui comprensione è tutt’altro che scevra di attualità per i legami di tali vicende con i più rilevanti accadimenti politici del tempo presente.

Basti pensare che circa cento anni dopo i fatti descritti nel diario, la Libia è stata nuovamente oggetto di una guerra coloniale, questa volta iniziata da altre potenze a danno dell’Italia oltre che del governo e del popolo libici che con l’Italia avevano appena sottoscritto un trattato di amicizia e collaborazione di particolare rilevanza politica ed economica, anche se rispetto al 1911 l’avvento dell’era del “politicamente corretto” impedisce di chiamare l’aggressione anglo-franco-americana alla Libia con il suo vero nome.

La pubblicazione di questo interessante diario di guerra riveste pertanto, in considerazione del suo carattere inedito, innanzitutto un valore storiografico particolarmente rilevante, per l’interesse che desterà sicuramente negli ambiti accademici e tra i ricercatori a disposizione dei quali è stata posta una fonte di sicuro interesse sulle vicende del 1911-1912, da utilizzare e citare in successive opere di sintesi e approfondimento sulla guerra libica.

Ma l’opera è assolutamente consigliabile anche al semplice lettore appassionato di storia, che vuole immergersi nell’atmosfera e nella mentalità del tempo in cui visse il Sottotenente dei Regi Carabinieri Angelo Masotto e attraverso le sue umane vicende, vuole comprendere le dinamiche e le ragioni di una guerra la cui importanza generalmente sfugge alla cultura italiana.

Dinamiche e ragioni di carattere politico, strategico e persino economico sono tutt’altro che assenti nelle pagine del diario: esso contiene numerosi e tutt’altro che superficiali giudizi del Masotto sulle ragioni della guerra e sul significato profondo che l’espansione mediterranea aveva per la riaffermazione della nuova Italia nello scenario internazionale, sull’atteggiamento della stampa turca, sugli interessi bancari e vaticani nella vicenda, sull’atteggiamento ambiguo e sostanzialmente filo-turco dell’alleato tedesco, sull’importanza strategica dell’occupazione di Rodi per costringere la Turchia a riconoscersi sconfitta e a sedere al tavolo della pace.

Di particolare interesse geografico ed etnografico anche le descrizioni sul paesaggio e sul clima libico, nonché sugli usi e i costumi della popolazione autoctona, composta all’epoca non solo da arabi musulmani ma anche da numerosi ebrei, con tutte le inevitabili problematiche che sempre accompagnano la convivenza di etnie e confessioni diverse. 

Degno di nota anche il particolare apprezzamento del Masotto per il valore e l’attaccamento all’Italia e all’Esercito delle truppe ascare originarie dell’Eritrea, che svolsero un ruolo decisivo nella conquista della colonia libica e la cui memoria merita il massimo rispetto di tutti gli Italiani.

Anche il cultore di storia militare si appassionerà alla descrizione dei vari episodi del conflitto di cui il Masotto fu testimone e che vengono tratteggiati con particolare competenza tecnica, come del resto le considerazioni sulle armi in dotazione ai rispettivi eserciti, come quelle contenute nelle pagine che mettono a confronto il fucile Mauser in dotazione ai Turchi con il fucile modello 1891 in dotazione al Regio Esercito.

E’ passato solo un secolo, ma l’Italia descritta nel diario libico del Masotto sembra lontana mille anni: era un’Italia che con i suoi problemi e la sua arretratezza, dimostrava una vitalità e un desiderio di emergere in tutti i campi dell’attività umana: economico, politico, militare, culturale. Era un’Italia che guardava al futuro e alla modernità ma che considerava indiscutibili i valori tradizionali della Patria, del rispetto delle regole, dell’autorità e della parola data, dell’onore personale e militare. In questa Italia, il figlio dell’onorevole andava a morire nell’arroventato deserto libico accanto al figlio del contadino e il nostro eroe, l’ufficiale dei Carabinieri Masotto, in servizio presso la Legione Carabinieri di Ancona e non precettato per la guerra, brigava non per starsene tranquillo nelle Marche, ma per essere destinato quanto prima al fronte libico a maggiore gloria propria e dell’Italia.

Ecco un altro motivo, oltre a quello di interesse schiettamente culturale, per cui è consigliabile la lettura di questo libro: la cifra etica in esso contenuta, fedele specchio dell’Italia di ieri, rappresenta il modello e l’esempio che necessariamente dovrà seguire l’Italia di domani, nuov
amente sovrana e padrona del proprio destino.

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