Chi abbia avuto la pazienza di leggere i “parti” di chi scrive, avrà forse notato come, negli ultimi anni, il sottoscritto si sia sforzato di adattare le sue concezioni all’inevitabilità della società multirazziale e, inevitabilmente, almeno in parte, bastarda in cui stiamo inesorabilmente precipitando, anche grazie a talune spinte (1) In codesto processo (il tentativo di elaborazione delle linee fondamentali di quello che potremmo definire <Fascismo Dorico>) il sottoscritto si è gradualmente convinto che chi volesse ancora in un qualche modo rifarsi ai grandi movimenti nazionali della prima metà del secolo scorso dovrebbe metterne, almeno parzialmente, in secondo piano gli aspetti “sociali” o, se vogliamo, di “socialismo nazionale”, a vantaggio di quelli gerarchici e guerrieri. Ribadisco alcuni punti fondamentali
ssere immigrata per ragioni politiche, militari, e perciò i suoi rappresentanti si distaccano, come tipo, dalla massa della popolazione. Questo fatto può generare degli errori di interpretazione antropologica, facendo credere ad una differenziazione prodotta da una particolare selezione nell’ambito della compagine razziale, selezione che non esiste per la ragione detta.”. G Pullè <Razze e Nazioni> (Cedam, Padova,19398Vol.I pag. 43)
e. Da altro lato la monarchia e l’aristocrazia hanno mostrato lungo la storia del mondo civile di essere non solo le forme più naturali di governo, ma anche le più favorevoli al progresso culturale. Un breve sguardo alla storia delle antiche civiltà indoeuropee dall’India e dalla Persia alla Grecia e a Roma lo potrà confermare. Continua lo Jacob: “Il deterioramento dei valori dello spirito in America è, in effetti, la chiara indicazione che la democrazia è il meno desiderabile dei sistemi politici.” Ciò perché sarebbe impossibile basare un governo sul voto delle masse che sono “nel complesso molto differenziate nella loro comprensione e padronanza dei principi della politica e in ultima istanza si comportano come se la politica fosse un sistema di meri compromessi da raggiungersi tramite bassi mercanteggiamenti e ricerca di vantaggi in ogni sfera dell’azione sociale. Mentre si può considerare che i politici professionisti che oggigiorno sovrintendono alle ultime istanze del fare politica siano abbastanza sperimentati in tale <arte>, è chiaro che nessun politico che ascenda al potere grazie all’opinione di una maggioranza, per lo più inesperta di politica, possa essere veramente degno di fiducia, e ancor meno meritevole di ammirazione. Da altro lato la monarchia e l’aristocrazia hanno mostrato lungo la storia del mondo civile di essere non solo le forme più naturali di governo ma anche le più favorevoli al progresso culturale. Un breve sguardo alla storia delle antiche civiltà indoeuropee dall’India e dalla Persia alla Grecia e a Roma lo potrà confermare. Dato che fu nel grembo di governi autoritari che queste culture ebbero a fiorire.. La disgregazione della cultura moderna, specialmente dopo le due guerre mondiali, può essere attribuito in buona parte al trionfo della mediocrità democratica che seguì alla sconfitta dell’aggressivo tentativo dell’elitismo tedesco, nelle prime decadi del secolo, di affermare i suoi principi aristocratici in un mondo ormai dominato dai nemici spirituali di tali principi. La superiorità del governo aristocratico non risiede solo nei suoi vantaggi culturali, ma anche nelle sue solide fondamenta filosofiche . le basi di un’autocrazia accentrata e illuminata sono, in effetti, talmente solide che nessuna quantità di schiamazzi in favore di un governo popolare da parte di masse ottenebrate può alterarne la validità universale.”
Egli incomincia ricordando come, ai tempi di Pericle, la <democrazia>ateniese si reggesse su di un’istituzione assai poco democratica: la schiavitù; inoltre i (pochi) cittadini che partecipavano attivamente alla vita politica erano concordi (allora) nel perseguire il bene della città. Segue un breve esame delle concezioni politiche dei due maggiori filosofi dell’antica Grecia: Platone e Aristotele. Del primo si nota(pag.7) che nelle sue teorizzazioni politiche “la distinzione tra le classi più elevate e quelle basse riguardo ai rispettivi doveri civici non è mai dimenticata. In effetti, la repubblica ideale di Platone sarebbe veramente aristocratica e in essa i governanti sarebbero tutti filosofi.” (cfr.,per iniziare, Adriano Romualdi “Platone” Volpe, Roma, 1965 e H.F.K.Gunther “Platone custode della vita”AR, Padova,2007).Anche per Aristotele (pag.9) ” Le classi più alte saranno costituite da coloro che godranno la piena cittadinanza e che si assumeranno i doveri militari e amministrativi (nonché religiosi)”[…] Per il filosofo greco la guerra dovrebbe essere motivata “non dalla sottomissione di un qualche popolo che non meriti tale destino, ma piuttosto per la difesa della libertà della nazione .e per favorire la crescita delle qualità di leadership tra i governanti, nonché per giungere alla riduzione in schiavitù di quelli che sono per natura destinati a tale status ….Notiamo che le teorie politiche di Aristotele non sono in alcun modo democratiche, nel senso moderno, ma al contrario, abbastanza idealistiche in senso platonico e persino anticipatrici delle vedute politiche del filosofo <ufficiale> del Fascismo Giovanni Gentile” E in sostanza, la società preconizzata da Aristotele “è pienamente aristocratica nella sua costituzione e nel suo carattere, dato che la giustizia richiede che le naturali ineguaglianze tra gli uomini siano rispettate e che solo i migliori governino.”(5)

inutile per i lettori dotati di un minimo di cultura, mi limito a segnalare ai punti più interessanti dell’operetta dello Jacob. A pag.11 leggiamo “ quello di Ottaviano fu seguito da regni più dispotici […]..e l’Impero Romano divenne sempre più indocile a causa delle estese conquiste ..e del carattere ibrido della sua popolazione e cadde infine vittima di dottrine sociali e religiose aliene semitiche che vi si infiltrarono sotto la forma del cristianesimo”. Notiamo(pag.11) che l’Autore pare criticare Cesare per il favore da lui mostrato agli ebrei ricordando come Tacito considerasse tale popolo come “una razza ostile all’umanità.”
che salvaguarda l’uomo dagli aspetti peggiori della sua stessa natura.” (pag.41). In ogni caso “non era un democratico ma un vero monarchico” perché un re tenderebbe a identificare i propri interessi con quelli dell’intera nazione, e riteneva necessario che fossero le classi superiori a guidare quelle più basse . Infine (pag. “Egli si spinse a suggerire come antidoto alla stupidità democratica l’allevamento su basi eugenetiche di una genuina aristocrazia.. così che la nazione potesse essere guidata dal dispotismo “dei saggi e dei nobili”. Le donne non dovevano essere considerate uguali agli uomini e gli ebrei dovevano essere visti come un popolo alieno che vivrebbe da parassita a spese delle altre nazioni “A essi- perciò-vanno negati tutti i diritti politici e deve essere loro vietato di prender parte nell’amministrazione e nel governo delle nazioni europee.”
Alla pag.68 dello Jacob leggiamo “La società aristocratica preconizzata dal Nietzsche sarebbe presumibilmente organizzata in caste separate, sul modello della antica società indiana. In effetti il filosofo nutriva grande ammirazione per le “Leggi di Manu” codice alla base del sistema castale indiano. Dato che si presume che i lettori conoscano già il pensiero del filosofo della <volontà di potenza>, mi limito a citare dall’ introduzione di Alberto Romagnoli a F. Nietzsche “Opere” G.Casini ed.,Sancasciano,1955 pag.XXIX “[…]il suo compito consistente nell’educazione di una casta dominatrice che rinunci per sé alla felicità e al benessere e di rimando consenta tutto questo agli individui inferiori sulla scala della nuova gerarchia” Non si potrebbe dir meglio!
li scrittori che abbiamo fin qui esaminato mostra una tendenza verso un riesame della storia politica a sfondo nazionalista e razzista, ma il loro pensiero politico non era basato principalmente sul fattore razziale- La razza diventa la principale base della storia negli scritti di Gobineau, Chamberlain, Rosenberg e Hitler”. Il De Gobineau, il primo a collegare il sorgere e il tramontare delle nazioni a fattori etnici (7) guardava con favore al sistema indiano delle caste, era favorevole alla monarchia e considerava che l’etica tipica degli ariani fosse di tipo eroico basata sul senso dell’onore e del dovere. (Cfr.Arthur De Gobineau “Saggio sulla Disuguaglianza delle Razze Umane”Rizzoli, Milano, 1997)
Houston Stewart Chamberlain non è mai stato oggetto di interesse in Italia, probabilmente anche grazie alle aspre critiche che gli mosse Julius Evola, tuttavia è da ritenersi che talune sue pagine meritino di essere lette se non altro per la grande influenza che ebbe nel mondo germanico, fu, infatti, in relazione con il tanto calunniato Kaiser Guglielmo II e, prima di morire, ebbe il tempo di salutare gli inizi dell’ascesa di Adolfo Hitler (cfr. comunque il suo, “Arische Weltanschauung” ed franc. “Vision du Monde Aryenne”Ed du Lore, Paris, 2012 ). Lo Jacob accenna soprattutto ai suoi tentativi di liberare il cristianesimo dagli elementi giudaici; com’è noto, egli considerava agli antichi Galilei degli Indoeuropei e da ciò traeva la deduzione che il Cristo fosse un“ariano”.Ipotesi poi ripresa da molti altri che si illudevano, così, di non dover rinunciare del tutto al retaggio del cristianesimo europeo.( Cfr H.S,Chamberlain “Die Grundlagen des 19 Jarhunderts” trad. franc. “La Genese du XIX Siecle”Payot,Paris,19133 (8). Inutile qui ricordare che i più recenti studi tendono a mettere in rilievo gli aspetti tipicamente ebraici degli insegnamenti e delle attività attribuiti al Cristo.
Discepolo del Chamberlain fu Alfred Rosenberg del quali recentemente è stata pubblicata in italiano, in traduzione non sempre felice, l’opera più importante (“Il Mito del XX Secolo”Ed Thule Italia in 2 volumi). Per lo scrittore nazionalsocialista, destinato a morire coraggiosamente sulla forca di Norimberga, (pag.75) “Solo quando uno stato è basato sulla razza, e rigenerato spiritualmente, può produrre una vera cultura[…].libero di quelle forme[…]inferiori…che la democrazia incoraggia. Sia i liberali che i loro apparenti nemici, i marxisti, rappresentano la mentalità materialistica ebraica che può essere respinta solo da un uno stretto nazionalismo basato sui valori presenti nel sangue della razza indo-europea.” “Il comunismo russo- per il Rosenberg – è in gran parte il prodotto di elementi ebraici,e venne favorito dal fatto che la Russia possiede molte componenti mongoliche nella sua popolazione.” Scopo del Nazionalsocialismo sarebbe quello di combattere il dominio del denaro di ispirazione ebraica e la protezione della razza con l’esclusione di ogni elemento ebraico (come aveva già auspicato Paul de Lagarde) con un ritorno a un’aristocrazia germanica costituita da “nobiltà contadina”e “nobiltà militare”. Lo Jacob fa poi seguire alcune considerazioni sulle concezioni del capo stesso del movimento nazista (Pag.79) “Le teorie politiche di Hitler e dei Nazional socialisti, sono logicamente, basate su una chiara centralizzazione del potere che in ultima istanza risiede in un forte leader. La democrazia è favorita soprattutto dagli ebrei poiché essa “elimina la personalità” (soprattutto quella razziale) e mette al suo posto la maggioranza della stupidità, dell’incapacità e anche , soprattutto, della codardia”
Secondo Hitler e i Nazionalsocialisti l’antica aristocrazia era degenerata anche mescolandosi con facoltosi elementi ebraici per rimpinguare le ormai svuotate casse di famiglia; nella nuova Germania sarebbe sorta una nuova aristocrazia basata sul talento. Inoltre i Nazionalsocialisti si proponevano di favorire il prolificare di bambini di buona stirpe e di limitare le nascite degli elementi inferiori, certamente il primo passo per l’innalzamento del “livello”di tutto un popolo e forse anche verso la creazione di una nuova aristocrazia!
Poi il Nostro ricorda Carl Gustav Carus (1789-1869) filosofo medico e pittore tedesco che fu tra i primi, dopo il De Gobineau, a cercare di indicare delle ragioni filosofiche che giustificassero la segregazione tra le varie razze umane. Il Carus opinava che “le differenze fisiche tra Mongoloidi, Negroidi e Caucasoidi fossero indicative delle differenze vitali delle loro capacità spirituali” (naturalmente a tutto vantaggio della “razza bianca”); per lui “il corpo è solo l’apparenza dell’anima stessa” (pag.82). Il Carus, inoltre, divideva l’umanità in vari gruppi: i “popoli della notte”cioè i negri, quelli “del giorno”: i bianchi indo- europei e i “popoli del tramonto”Mongoloidi e Amerindi. La conformazione fisica (specialmente quella del cranio) e le realizzazioni storico-culturali avrebbero, per lo scienziato tedesco, confermato la superiorità dei “popoli del giorno”.Sul piano religioso, poi, (pag.83): “In generale, la storia culturale delle religioni monoteistiche, cioè quelle semitiche”riflette una rottura tra il livello razionale e quello vitalistico dell’esistenza del popolo, al contrario la mitologia greca mostra un sano rispetto per i poteri della natura.”Ma riportiamo quanto scrive lo Jacob a tal riguardo “La cruciale mancanza di capacità di elaborazione mitologica della mentalità semitica, come della sua mancanza di vitalità metafisica è ripresa e elaborata nelle opere di Houston Stewart Chamberlain. Considerando la fase più antica della storia degli ebrei, in Caldea, il Chamberlain sostiene che gli ebrei sono stati chiaramente responsabili della riduzione di ogni mito simbolico ricevuto dai Sumeri, in mezzo ai quali essi avevano vissuto, a vicende di una narrativa di tipo storico[…]. (pag.85) Le differenze tra la concezione di Dio indoeuropea e quella semitica sono indicative delle differenze tra le due razze. Le idee razziali del Chamberlain sono, in effetti, basate su una filosofia idealistica trascendentale che pensa che la Divinità sia del tutto al di là della comprensione di una coscienza orientata empiricamente”Per l’autore dei “I Fondamenti[…].”l’antica concezione indù della divinità sarebbe la più pura nella storia umana, rappresentando il trascendente nel modo più elevato.
i questi rovesciamenti di miti di origine sumera mostrano tradiscono un’imitazione colma di risentimento da parte di un popolo sottomesso e ci forniscono uno dei primi esempi di quel rovesciamento dei valori aristocratici che Nietzsche collegò alla “morale da schiavi”degli ebrei. La natura populistica della religione ebraica appare anche nel racconto dell’Esodo, che, contrariamente ad analoghi miti incentrati sul tema esilio e ritorno, termina con l’esaltazione non di Mosè come eroe di natura divina, (come avviene per Dumuz tra i Sumeri, Osiride tra gli Egizi, Dioniso tra i Greci, o anche Gesù per i cristiani) ma di un intero popolo:gli ebrei, il cosiddetto <popolo eletto>.”
colare che costituisce il carattere della nazione. Le nazioni che hanno perso le loro famiglie aristocratiche ereditarie potrebbero facilmente ricostruirne delle nuove basate sulla comprensione filosofica e il talento. Ciò vuol dire che ai membri delle razze non indo-europee, e agli ebrei, non si può concedere di interferire nei più alti uffici ..né che possano diluire il suo patrimonio intellettuale o artistico della nazione. L’esclusione degli appartenenti a razze non Indo Europee dalle cariche intellettuali o amministrative è giustificata dalla reali e scientificamente provate differenze nelle rispettive capacità spirituali in paragone a quelle degli Indo-Europei. Per quanto riguarda gli ebrei,ogni nazione che si sia nuovamente orientata verso il progresso spirituale dell’umanità riconoscerà immediatamente la necessità di tenerli strettamente a distanza, dato che la loro mentalità precipuamente materialistica è una delle principali cause della deterioramento della società fino alla attuale stato di degenerazione.”
la rovina e il dolore.”Luca De Sabelli<Storia di Abissinia>Ed. Roma, 1936, vol.II, pag. 229. Da tale rude razza pagana potrebbe iniziare un processo di rigenerazione del mondo bianco e della storia e sorgere una nuova aristocrazia .Per ora sarebbe forse da formare delle leghe maschili “bund”in cui raccogliere elementi severamente selezionati e di provata fedeltà, si può anche pensare a quel “fronte delle catacombe”di cui ebbe a parlare Julius Evola.
razze “..esistono- e sono la causa stessa della Storia con le sue lotte e i suoi drammi e le sue epopee-raggruppamenti umani ereditati,fondati sull’unità di sangue che si rivelano nella comunanza dei caratteri psichici, cioè nella comunanza di quei caratteri che più contano,e per cui l’Uomo è più forte del Bruto”( “Idee chiare sul Razzismo”effepi,Genova,2010,pag.31: “Nella storia e dietro la storia esistono ed agiscono le razze,da intendersi naturalmente come entità a un tempo naturali e spirituali” così Julius Evola in “Filosofia,Etica e Mistica del Razzismo” (Sentinella d’Italia,Monfalcone,1985,pag.11).E ancora “Il declino delle civiltà antiche è il fatto più eclatante della storia,e poiché i periodi di splendore nei grandi centri di civiltà sono spesso iniziati con l’invasione di dominatori stranieri,è chiaro che la causa immediata della decadenza deve essere la degenerazione o la distruzione delle classi dominanti”.R.A. Fischer <The Genetical Theory of Natural Selection>Claridon Press,Oxford, 1930,pag. 237
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