malgrado tutto credo ancora che ci sia
è la passione, l’ossessione
della tua diversità
che al momento dove è andata non si sa
dove non si sa, dove non si sa. »
Giorgio Gaber
di Cassandra Del Greco
Una lettrice –suppongo di passaggio– di EreticaMente ci apostrofa ironicamente: “Un po’ di destra?”, come a voler dire – un po’ sprezzatamente “Mica sarete un po’ destra, voialtri?”, o ancora “Ah! Ma quindi siete di destra!”. Quasi che ‘essere di destra’ sia un difetto, un sentimento di cui vergognarsi, una bruttura da nascondere e da indicare a colpevolezza, col dito indice puntato, una volta smascherata.
Ora, non sta a me proporre una –presunta– giusta lettura d’insieme del sito: esiste già un’auto-presentazione esaustiva, ognuno di questi eretici ha una chiara Weltanschauung personale e ciascuno contribuisce con essa a formare quella d’ensemble della compagine. E, d’altro canto, qualunque lettore, aficionadoo di passaggio, ha facoltà (si spera) e libertà di farsi un’opinione al riguardo.
Non ho intenzione neanche di soffermarmi sulla –fin troppo spinta, spesso artificiosa, volentieri banalizzata – dicotomia destra-sinistra: “è evidente che la gente è poco seria / quando parla di sinistra o destra” – per tornare al succitato Gaber. Io stessa centellino definizioni del genere, per me o per gli altri. In una conversazione in cui esponevo brevemente la mia concezione della politica, dello Stato (portando Platone a principale riferimento – tanto per capirci), il mio interlocutore si profuse in un verdetto sillogistico da far impallidire Aristotele: “Allora sei di destra, il concetto di Stato è di destra per definizione”.
Ma va bene così, proprio nell’ambito del luogo comune, dello stereotipo, voglio muovermi per una volta. D’accordo, giochiamo pure con le regole imposte da questi raffinati intelletti e ‘periti’ (a ciascuno l’incombenza di applicare il significato più adatto al termine) di teoria politica.
Se la sinistra fosse anarchia e la destra Stato;
se la sinistra fosse democrazia e la destra aristocrazia;
se la sinistra fosse caos e la destra ordine;
se la sinistra fosse egualitarismo e la destra gerarchia;
se la sinistra fosse incostanza e la destra fedeltà;
se la sinistra fosse progresso e la destra tradizione;
se la sinistra fosse pacifismo e la destra Pòlemos1;
se la sinistra fosse laicismo e la destra sacralità;
se la sinistra fosse materialismo e la destra spiritualità;
se la sinistra fosse debolezza e la destra forza;
se la sinistra fosse meticciato e la destra identità;
se la sinistra fosse tolleranza e la destra intransigenza;
se la sinistra fosse senso di colpa e la destra fierezza;
se la sinistra fosse accoglienza e la destra selezione;
se la sinistra fosse modernità e la destra origine;
se la sinistra fosse globalismo e la destra autarchia;
se la sinistra fosse “disubbidienza (in)civile” e la destra disciplina;
se la sinistra fosse sdoganare il brutto e il deforme e la destra ricerca del Bello;
se la sinistra fosse “teoria del gender” e la destra Metafisica del sesso2;
se la sinistra fosse esotismo e la destra memoria degli antenati;
se la sinistra fosse internazionalismo e la destra autodeterminazione dei popoli;
se la sinistra fosse simpatia per “il primo comunista della storia”3 e la destra religiosità gentile;
se la sinistra fosse “abbiamo i politici che ci meritiamo” e la destra “la realtà deve avvicinarsi all’Idea, non viceversa”;
eccetera eccetera…
Se le cose stessero davvero così, sic et simpliciter, senza eccezioni, intersezioni, precisazioni: ebbene sì, mi tengo la destra, grazie e arrivederci.
In una società come quella attuale, manifestissime in decadenza, credo sia due volte opportuno e nient’affatto nocivo né vergognoso percorrere sentieri che vengono spesso, sbrigativamente e per comodità o convenzione, classificati come “di destra”.
E si badi, queste riflessioni non fuoriescono ex abrupto da un terreno non seminato o, – più facilmente – da un terreno seminato ad hoc: riferisco, con cognizione, di un ambiente – quello delle sinistre radicali – che ho conosciuto personalmente da vicino, dall’interno, e dal quale mi sono finalmente allontanata (non senza traumi) di certo non con l’intenzione di (s)cambiare semplicemente un’ etichettatura con un’altra.
Tuttavia, ecco che mi sento di re-interpretare l’apostrofazione iniziale come un invito piuttosto che come uno sberleffo – come quando ci viene offerta una tazza di tè dal buon ospite:
“Un po’ di destra?” “Sì, grazie.”
Note:
Note:
1. « Pólemos [la guerra] è padre di tutte le cose, di tutte re; e gli uni disvela come dèi e gli altri come uomini, gli uni fa schiavi gli altri liberi. » Eraclito di Efeso, fr. B 53 Diels-Kranz.
2. Cfr. Julius Evola, Metafisica del sesso, Roma, 1958.
3. Mi riferisco ovviamente a certa vulgata su Gesù Cristo.
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