Si tratta di un articolo che mi aspettavo già al momento della sua stesura, che sarebbe stato controverso e, difatti, ha generato anche delle perplessità di tutt’altro segno nel nostro Steno Lamonica, che me le ha esposte privatamente, ed è forse il caso di esporre e di dare una risposta per prime a queste ultime.
Tanto per fare un esempio, non c’è dubbio che alla prova dei fatti Richard Wagner si sia dimostrato un uomo eticamente discutibile. Aveva iniziato celebrando nelle sue opere lo spirito germanico, Sigfrido, l’epica dei Nibelungi, l’antico paganesimo tedesco, poi ebbe l’occasione di fare un matrimonio d’interesse, sposando Cosima, la figlia di Franz Liszt, collega a quel tempo ben più affermato che poteva aiutarlo nella carriera. Cosima, donna fin troppo volitiva e dal carattere tirannico, impose al marito di ripudiare le sue idee e di abbracciare il più ortodosso cristianesimo. Wagner cedette, non sappiamo con quanta convinzione, e partorì con il Lohengrin una sorta di inno al cristianesimo ritrovato (o convenientemente simulato), e questo provocò la rottura coi suoi discepoli e ammiratori, fra cui Friedrich Nietzsche. La cosa grottesca è che se si vanno a leggere le biografie di molti sedicenti storici, in realtà detrattori, è perlopiù Nietzsche, non Wagner, a essere accusato di incoerenza per la rottura della loro amicizia.
e Joe Fallisi:
alancato le porte agli allogeni extraeuropei, Avari e Saraceni, li ha respinti con le armi in pugno. Basta guardare la storia dell’Età di Mezzo con un po’ di attenzione per rendersi conto che fra lo spirito imperiale che i Franchi avevano ereditato da Roma e lo spirito cristiano, il conflitto non è mai cessato, o è cessato quando il secondo ha logorato il primo, assumendo di volta in volta forme diverse: lotta per le investiture, guelfi e ghibellini.
Fino al XIII secolo sotto la monarchia normanno-sveva il nostro meridione era la parte più progredita della nostra Penisola; i Normanni e poi gli Svevi vi avevano creato un efficiente stato centralizzato, mentre il nord era polverizzato da un pulviscolo di staterelli feudali e comunali in continua guerra gli uni con gli altri, vi fiorivano i commerci con Bisanzio e con il mondo islamico, qui nacque la letteratura italiana in lingua volgare e costruzioni come il duomo di Palermo e quello di Monreale, Castel del Monte in Puglia ne testimoniano lo sviluppo artistico. Con gli Angioini vi si trapiantò un diffuso baronato parassitario di origine francese, il nostro sud, dice lo storico Scipione Guarracino, fu “Costretto a essere povero”, si aprì quella frattura fra le due parti dell’Italia che ancora oggi non è stata ricomposta, di nuovo grazie all’ingerenza di “santa” e “romana” Chiesa.
pito, l’unica che ha avuto il potere di sorprendermi è stata questa: “E che dire di Novalis che Calabrese cita? Calabrese non ha letto Christenheit oder Europa, il Cristianesimo ovvero l’Europa”.
recisamente voltato le spalle a quell’almeno parziale accettazione dello spirito europeo che andò da Poitiers a Lepanto per aprire le porte al mondialismo, al meticciato multietnico che in conseguenza dell’immigrazione minaccia la prossima scomparsa dell’uomo europeo, va a strisciare ai piedi dei “fratelli maggiori” nelle sinagoghe. Su di loro incombe una scelta che per molti versi è simile a quella che si dovette compiere all’indomani dell’8 settembre 1943.
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