“Questa è la parodia o la caricatura della democrazia, che rispondendo a una inchiesta del grande sociologo Gustavo Le Bon, io ho altra volta definito come la dottrina e il regime nel quale si dà l’illusione intermittente al popolo di essere sovrano.” Benito Mussolini 29 Luglio 1933
Chi scrive confessa di occuparsi sempre meno della cosiddetta attualità politica (anche per non accrescere il suo innato pessimismo) se non per cercarvi i sintomi delle crisi che incombono ed eventualmente dei possibili percorsi per giungere a un suo rovesciamento, tuttavia ha letto con piacere e interesse, conoscendo anche uno dei tre autori, il piccolo libro di Augusto Grandi, Daniele Lazzeri, e Andrea Marcigliano, “Il Grigiocrate, Mario Monti nell’era dei mediocri” (ed fuori onda 2012).Un libro scritto a sei mani da persone di orientamenti politici diversi ma che unisce un’esposizione brillante e una profondità di analisi che illumina chi, come il sottoscritto, rimane sostanzialmente estraneo alle mene più o meno squallide dell’attuale “politica” e suscita vari interrogativi compreso quello fondamentale cui, per ora almeno, pare non esservi risposta: “che fare?”
Il libro si apre con una prefazione di Piero Sansonetti che varrebbe la pena di riprodurre integralmente in quanto vi si delineano delle problematiche che non possono non interessarci. Il prefatore ricorda come con la caduta del comunismo etc. si fosse imposta l’idea … “…..che ormai la democrazia fosse una scelta irreversibile e che il problema della politica fosse quello di stabilire i nuovi confini e i nuovi ideali di destra e sinistra all’interno di un mondo globalizzato e definitivamente democratico.” Tutto ciò con buona pace di quei superstiti illusi che sognavano ancora “politiche” fatte da minoranze audaci e violente pronte a morire e a uccidere per imporre i propri ideali, individui ormai arcaici quanto un Neanderthal che continuasse ad aggirarsi nelle nostre strade (ma siamo veramente sicuri che siano del tutto estinti?!). Sennonché (pag.IX) “ è toccato proprio all’Italia rimettere in discussione questa certezza. L’insediamento del governo Monti, nel novembre del 2011, segna una svolta nella politica dell’occidente: è il primo governo dichiaratamente e interamente extraparlamentare, è il primo governo che contrasta in modo aperto con l’esito di una tornata elettorale maggioritaria, è il primo governo che presenta alle Camere un programma scritto all’estero….e non fa mistero di tutto ciò rivendicando come un merito la perdita dell’indipendenza e della sovranità nazionale.” E poco oltre “Il governo Monti non viola la legalità (anche se ha violato lo spirito della legge elettorale), viola la democrazia perché stabilisce criteri di governo e di legittimità costituzionale che non hanno più nessuna relazione con la democrazia politica.” Intendiamoci, chi scrive non avrebbe molti rimpianti per santa democrazia “sempre martire e mai vergine!” se a mandarla in vacanza fossero elites decise a tutto per la salvezza della Patria, ma qui si possono avere dei dubbi che sia così. Comunque, continua il Sansonetti “Il governo viene insediato da un’iniziativa autonoma del Presidente della Repubblica, col plauso di tutta la grande stampa…,col preciso mandato di governare senza consenso popolare e di promuovere riforme e provvedimenti oggettivamente in urto con i grandi interessi popolari e dunque non realizzabili dai partiti e dai tradizionali meccanismo del consenso democratico.”
Ai lettori non sfuggiranno le implicazioni di tutto questo: le cosiddette “democrazie” non sono in grado di affrontare e risolvere determinate crisi, dunque…!
Infatti, si legge ancora: “La caratteristica post-democratica del governo Monti è presentata come la garanzia – l’unica garanzia possibile – di buon governo. E cioè si stabilisce che tra buon governo e democrazia c’è una sorta di incompatibilità che una società moderna può sopportare solo nei periodi di congiuntura economica favorevole ma non in tempi di <carestia>. E si spiega che il governo Monti è l’unico governo possibile nella condizione di prefallimento alla quale è arrivata l’Italia.”
Non stiamo qui a discutere su chi ricada la colpa di averci portato in codesta situazione, personalmente chi scrive non abbiamo mai creduto che la salvezza della Patria potesse venire dal trio Berlusconi, Fini, Bossi e sorrideva amaramente agli entusiasmi dei cosidetti “moderati” nei confronti di questo trio (finché è esistito!).
Ma continuiamo. Quando i gruppi dirigenti di una società dichiarano che esiste un solo governo possibile, prescindendo dal consenso, nei fatti realizzano un atto che è in tutto e per tutto simile, sul piano teorico, agli atti che avvengono alla nascita delle dittature. Storicamente è così: le dittature teorizzano la propria <necessità>, l’inevitabilità, la causa di forza maggiore.”(1)
Almeno, a questo punto, cessassero di romperci le scatole con l’antifascismo!
Tutto ciò sarebbe già abbastanza “grave” ma c’è di più, infatti, la tesi degli autori sarebbe quella secondo cui il governo Monti sarebbe il frutto di una complessa operazione messa in atto da una sorta di “laboratorio politico sperimentale” su scala mondiale. L’Italia secondo codesto progetto farebbe da cavia per un nuovo modello politico e sociale, un nuovo sistema di pot
ere pensato nei grandi centri di potere economico e finanziario. Un sistema i cui effetti, prevedono gli Autori, non saranno certo positivi per i popoli costretti a subirli.
ere pensato nei grandi centri di potere economico e finanziario. Un sistema i cui effetti, prevedono gli Autori, non saranno certo positivi per i popoli costretti a subirli.
Dunque, un giorno gli italiani hanno scoperto che a governarli non era più il Cav. Berlusconi (che personalmente non mi è mai stato troppo simpatico) ma il Prof Mario Monti che, secondo gli autori, lavorava ormai da mesi a un programma di governo. Alla pag. 211 leggiamo “Viene accreditata l’ipotesi di un intrigo, una congiura di palazzo per rovesciare il governo di Silvio Berlusconi, avvenuta tempo prima delle dimissioni del Cavaliere, costretto poi a cedere il passo sotto la pressione congiunta del Quirinale e dell’attacco speculativo ai titoli di stato italiani da parte dei mercati finanziari internazionali.” E a pag.113 “Per l’ex premier Lamberto Dini <non è infondato dire che il governo Berlusconi sia stato buttato giù dai mercati>, anche se gli scandali insostenibili montavano da anni. Un tempo ci si sentiva dire che in democrazia sono i cittadini a scegliere chi debba governarli…..
Ricostruendo la vita, le amicizie, i legami del prof. Monti che apparentemente si presenta come un “grigio burocrate”, vengono dedicate alle sue esperienze in ambito FIAT a contatto con quegli Agnelli che tanta parte hanno avuto ed hanno nella vita economica e politica della nostra Patria. In complesso (pag.24) “Una girandola di intrecci e favori che ruotano intorno alla finanza cattolica, e risalgono fino all’ epoca degli scandali legati al crack del Banco Ambrosiano di Roberto Calvi e alle misteriose operazioni dello Ior, la banca del Vaticano, guidata da Monsignor Marcinkus, quando Beniamino Andreatta era ministro del Tesoro. Rapporti incrociati tra le università di Torino, Milano, Trento e Bologna, dove si rincorrono gli stessi nomi e le stesse facce.” Qualcuno ha parlato di <casta>?
Per il resto (pag.106) viene ricordato come “Mario Monti faccia parte sia del Bilderberg Goup sia della Trilateral Commission”, meta di siffatte “discrete” organizzazioni sarebbe, notoriamente, (pag.107) “Un’economia globale; un governo mondiale (selezionato piuttosto che eletto) e una religione universale”. Insomma la riduzione dell’umanità ad una putrescente massa di bastardi senza razza, senza patria e senza fede, infestanti un pianeta ridotto ad una gigantesca discarica. Si potrebbe qui ricordare la distinzione che faceva Savitri Devi tra “uomini al di sopra del tempo”, “uomini contro il tempo” e “uomini secondo il tempo”, questi ultimi fautori e acceleratori di tutte le tendenze negative proprie di una età oscura.
Scendendo nei particolari pagg.152-153 “E si dovrebbe notare come il governo Monti abbia dovuto necessariamente tagliare gli stanziamenti alla Forze Armate…ma non ha parimenti ridotto gli impegni delle stesse. Perché delle due l’una: se riduci le spese militari, devi anche ridurre le pretese, e quindi ti devi ritirare da uno o più teatri di intervento. Solo che Monti, evidentemente, non lo può fare, per non scontentare americani, francesi, inglesi….intanto, però, i nostri militari continuano a pagare prezzi troppo alti per imprese nelle quali nessuno crede, dove hanno sempre più la sensazione di essere abbandonati a se stessi.”Ma non era il tanto deprecato Fascismo ad assumersi impegni militari superiori alle nostre possibilità?!
Su di un piano generale si considera come le misure intraprese dal nuovo governo in quanto “richieste dai mercati” etc.etc. e i cui effetti sono sotto i nostri occhi non abbiamo incontrato neppure l’opposizione di quei partiti di sinistra cui spetterebbe la difesa dei ceti più deboli. Che sorta di Italia potrà mai uscire da tutto questo?
Il libro dedica pagine anche ai nostri rapporti con la Cina e qui si tocca un aspetto che interessa particolarmente chi scrive (pag.84) si ricordano, infatti, i “..colossali investimenti in corso in Africa, dove i cinesi stanno emigrando sempre più massicciamente, in modo da alleggerire i problemi demografici in patria.” Ricordando le infiltrazioni nella Siberia e il boom delle comunità cinesi in casa nostra, ci sarebbe da chiedersi se non ci sia da riconsiderare il concetto di “pericolo giallo”. Alla pag 87 si parla di quelli che potrebbero essere i risultati delle politiche economiche che ci vengono imposte “Un’Europa del Sud trasformata in un’area di sfruttamento, di immigrazione selvaggia. Perché i cinesi che occupano l’Africa spingeranno sempre più a Nord le popolazioni locali.” Fantascienza? Temiamo di no! Finiremo prima “negrizzati” e poi dominati dai Cinesi? Ancora una volta la realtà rischia essere peggiore delle più fosche previsioni dei vari De Gobineau, Vacher de Lapouge, L. Stoddard e compagnia!
ALFONSO DE FILIPPI
(1) L’interessante autore statunitense di tendenze nazional conservatrici Patrick J-.Buchanan nel suo “Suicide of a Superpower- Will America Survive to 2025?”(S.Martin’s Press,USA,pag.43)scrive “La nostra è una delle più antiche repubbliche costituzionali, il modello per tutte quelle che vennero dopo. Ma se i nostri dirigenti eletti sono incapaci di imporre i sacrifici necessari a rimettere la nazione dalla svalutazione dal default,la democrazia rappresenta davvero il futuro del’umanità?…….La crisi fiscale americana è il test se la democrazia sia sostenibile. John Adams,al pari di altri Padri Fondatori,non pensava che le democrazia potesse sopravvivere a lungo:<Ricordate,che la democrazia non dura mai per lungo tempo. Ben presto inizia a sperperare,si esaurisce e si uccide. Non vi fu mai una democrazie che non finisse pere suicidarsi>”Il pr
oblema è quali possano essere i suoi successori,naturalmente chi scrive preferisce i guerrieri ai mercatanti (soprattutto a coloro che mercanteggiano il denaro).
oblema è quali possano essere i suoi successori,naturalmente chi scrive preferisce i guerrieri ai mercatanti (soprattutto a coloro che mercanteggiano il denaro).