I tempi corrono a velocità sovrumana, transumana, postumana. Sfidiamo chiunque a giudicare la realtà con i criteri di cinque, massimo dieci anni fa. L’uomo normale non riesce a seguire il ciclone tecnoscientifico ed antropologico promosso dalla classe dirigente della porzione di mondo detta Occidente. Dromocrazia, potere della velocità, e la sensazione che la megamacchina vada per conto suo e il movimento sia diventato, come in fisica, in fine velocior. O forse no, qualcuno – un’oligarchia piccola ma decisa, capace di muoversi all’unisono – muove le pedine con sapienza in vista di un obiettivo. Il fine non può essere altro che la perpetuazione del dominio attraverso un salto antropologico teso a cambiare la specie umana trasformandola in qualcos’altro: il progetto transumano e postumano delle élites.
Viviamo – come nelle malattie – la fase acuta; il processo è talmente avanzato e organizzato che la maggioranza nemmeno si avvede di ciò che accade non attorno, ma dentro di lei. La corsa incede verso la riconfigurazione in una asfissiante uguaglianza per equivalenza, postulata a priori, dunque indiscutibile. Alain De Benoist l’ha chiamata “ideologia del medesimo” e procede come uno schiacciasassi che tutto travolge, omologando non solo culture, lingue, costumi, modi di vita a favore dell’Unico globalista, ma pretende di ricreare l’umanità, avviata ad oltrepassare se stessa sino al superamento di ogni identità residua. L’ultima muraglia da abbattere è quella dell’identità personale, intima, sessuale. Vinte le resistenze, ecco l’Unico, l’ermafrodito globale (questo, alla fine, è il “trans” promosso dalle élite), un soggetto che diventa oggetto, l’individuo fluido trasformato in “dividuo”, scisso anche da se stesso.
Uomini non più uomini, per volontà sovrana di un grumo di sociopatici in delirio di onnipotenza. Nel romanzo padre di tutte le distopie, Il dottor Frankenstein o il moderno Prometeo, uno scienziato crea un mostro dalle sembianze umane, chiamato semplicemente “la Creatura”. Effettivamente, ha un creatore, e in qualche maniera conserva attitudini e desideri umani, pur nella malvagità figlia della solitudine e della ripugnanza che suscita. Lo scienziato ha orrore della sua creatura e cerca di sopprimerla. Muore nel tentativo – la scienza non ha offuscato la sua umanità – e la Creatura, affranta, si suicida bruciandosi, affinché nessuno abbia traccia di lei/essa e possa capire come ricreare il mostro.
Uno scenario gotico intensamente umano: Frankenstein (che i più confondono con la Creatura) è uomo. La sua creatura, a sua volta, ha coscienza di sé, possiede un’identità che possiamo considerare umana. La sua fine, voluta, accettata, è in fondo un atto estremo di amore. Uomini del XIX secolo. I Frankenstein del secolo XXI hanno superato la soglia dell’umanità: uomini e no.
Frankenstein, con la sua scienza, mette al mondo una creatura che riproduce la specie homo sapiens. Gli stregoni contemporanei percorrono il cammino contrario: disumanizzazione e successiva riconfigurazione transumana. Una serie di azione concrete, determinate dall’alto a ondate successive, ci stanno modificando nel corpo e nei sentimenti. C’è un indizio decisivo: i Frankenstein postmoderni agiscono soprattutto sulla dimensione pulsionale e sessuale, per trascenderla, riformattarla, metterla al centro della condizione umana. Operano per sottrazione, estirpando l’anima all’umanità, modificando il corpo e riorientando il cervello. Fluidità è il concetto chiave. Le parole sono pietre, per quanto sia in atto una gigantesca operazione di riconfigurazione linguistica: fluido è un materiale non dotato di forma propria. Dunque, ci stanno denaturando, ossia alterando le nostre caratteristiche. Il lavoro di un dio ri-creatore, pur se l’ipotesi Dio non è contemplata dall’orizzonte postmoderno, che ha cancellato la parola per oscurare il concetto. La lezione del positivista Wittgenstein: ciò di cui non si può parlare, si deve tacere.
Andando oltre Freud, riducono l’uomo all’ Es, l’informe, il groviglio della materia e dell’istinto, schiacciando l’Io e negando il Super Io morale. L’uomo è una massa biochimica plastica da dissezionare; l’“animale politico” di Aristotele diventa il componente di un gregge, o peggio di un alveare al servizio dell’ ape regina, la cupola padrona.
Lo strumento ideale è la cultura della cancellazione, il cui compito è separare uomini e comunità dalle rispettive storie, facendo tabula rasa di tutto ciò che non corrisponde al preteso “spirito dei tempi”, ossia la volontà delle classi dominanti. Scisso dal passato, gettato nel mondo senza gli strumenti per formulare giudizi – necessariamente figli di ciò che ci ha preceduto – ci resta un presente animale senza prospettiva, il cui unico scopo è il movimento, la fluidità, la volontà senza finalità, il soddisfacimento delle pulsioni, non più accompagnato dalla capacità di controllarle, rinviarle, assoggettarle a imperativi morali. La nuda vita separata dall’esistenza autocosciente. Homo non più sapiens.
Per conseguire obiettivi tanto grandi – anti umani – occorre agire sulla dimensione istintuale, innanzitutto sulla sessualità. L’enorme pressione delle teorie gender, l’imposizione dell’agenda LGBT, i messaggi a favore della fluidità sessuale, la tossica propaganda sul cambio di sesso e la cosiddetta “transizione di genere” assorbita sin dall’infanzia con il coinvolgimento della scuola e di chi produce contenuti per l’infanzia – intrattenimento, libri, cartoni, serie televisive – non sono altro che tappe intermedie di un Grande Reset che rende non solo obsolete, ma ridicole le contrapposizioni di ieri.
L’agenda transumana è di destra o di sinistra? Come ci si deve porre rispetto alla rivoluzione antropologica che cancella (“resetta”) ogni rivoluzione o antagonismo sociale, culturale, spirituale ed economico? Il nuovo crinale, la lotta del presente e del futuro è tra umanesimo e trans/ post umanesimo, tra uomini e no. I propositi nemici sono inumani e cozzano contro le leggi della natura. Troppi pensano che riflessioni di questo tipo non li coinvolgano: cose da filosofi o da complottisti. Intanto cambia dappertutto la percezione comune, nuove leggi normalizzano l’impensabile e proibiscono le obiezioni. Gran parte delle follie dell’agenda ideologica occidentalista diventano rapidamente norma, senso comune. Le conseguenze sono già pesanti: che sarà tra una generazione, quando diventerà impossibile contrastarle, poiché saranno l’orizzonte comune, la nuova normalità di generazioni manipolate?
Occorre porre la domanda cruciale: giusto o sbagliato? Possiamo chiudere gli occhi e tapparci le orecchie, ma il catalogo è questo, nell’Occidente che il commissario UE Borrell ha definito “un giardino fiorito”. Un giardino in cui il fiore –uomo è sottoposto a ogni tipo di esperimento, manipolazione e trapianto. Conquistare l’ambito istintuale è l’obiettivo principale perché quella sessuale è la pulsione più potente dei viventi, orientati all’incontro con l’altra metà di sé e alla riproduzione della specie. Ecco il punto cruciale in cui interrompere il normale flusso della vita. La soluzione è complessa, ma le risorse tecnologiche la rendono possibile. Il denaro necessario non potrà mancare a chi lo crea sui server del sistema finanziario: sono quelli che “fanno il lavoro di Dio”.
Dopo aver separato il sesso dalla procreazione, il passo successivo è scindere la procreazione dal sesso, ossia controllarla, poiché, oplà, anche la tecnologia è di loro proprietà. Poi bisogna negare la natura a favore della volontà soggettiva (ribattezzata “autopercezione”), alimentare la guerra dei sessi – che ha sostituito la lotta di classe e l’impegno sociale – chiamare diritto universale la soppressione della vita nascente, escludendo il (non) genitore 2 dalla decisione poiché il grumo di cellule nascenti – l’ospite sgradito – sta nel corpo del (non) genitore 1.
L’intendenza seguirà, diceva Napoleone dopo le decisioni di guerra, e l’intendenza di Frankenstein sono le parole: “salute riproduttiva” è l’espressione zootecnica introdotta da uno degli organismi controllati dall’oligarchia, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, cortile di casa delle fondazioni private e di Big Pharma.
Poiché la cupola odia la specie umana, vuole innanzitutto sfoltirla. La sessualità consigliata è quella sterile, che un giorno chiamavamo invertita. Meglio andare oltre e promuovere la transessualità, che prepara all’accettazione del cyberumo – ibridato con la macchina – e avanza verso l’Unico sessuale, sconfiggendo la fastidiosa natura che ha deciso diversamente. La realtà è dura da ribaltare e difficile da nascondere. Allo scopo, è stato allestito un immenso circo mediatico con la partecipazione di psicologi, influencer, figure e figurine dello spettacolo, che promuove la fluidità transessuale, chiamata pudicamente transizione di genere. Chirurgia invasiva, ablazioni e ricomposizioni non in corpore vili, ma sulla carne di giovani, ragazzi e perfino bambini; e poi terapie farmacologiche potentissime dagli esiti e dalle controindicazioni indicibili.
Altra falsità: non di terapie si tratta (che evocano la cura, il ristabilimento della normalità e della salute) ma di interventi violenti, invasivi, criminali. Per normalizzare il tutto, arruolano schiere di propagandisti, lavorando soprattutto sulla scuola, trasformata da agenzia che trasmette il sapere comune e forma membri consapevoli della comunità, a incubatrice psicosociale per rendere “fluide” le ultime generazioni, con laboratori di masturbazione, travestitismo, lezioni pratiche in età infantile. Antipedagogia. In questa Babilonia, crescono i suicidi, il disagio sociale, la confusione e la disidentificazione.
Ciò che non vogliamo ammettere è la cruda verità: è quello l’obiettivo dei Frankenstein postmoderni. La transessualità sta diventando un dogma basato su un’evidente bugia. I sessi sono due. Gli organi esterni possono essere rimossi e impiantati, ma l’uomo rimane uomo e così la donna. Il sesso non consiste solo in ciò che ciascuno ha attorno all’inguine o nel cosiddetto orientamento sessuale, ma in molte altre caratteristiche impresse indelebilmente su tutte le cellule del corpo dalla natura creatrice. Quando gli archeologi del futuro esumeranno il cadavere di una persona definita transessuale in vita, potranno riconoscerne perfettamente il sesso dalla forma e dall’analisi dei resti. Cambiare la natura dell’essere umano è una catastrofe e un atto criminale. Una volta di più, uomini o no.
Non troppo dissimile è il quadro del “fine vita”. Morte non si può dire: la grande rimossa serve al potere per alimentare i timori più profondi, come è avvenuto nella pandemia. Ovvero, ha la funzione di far accettare – e finanche benedire – divieti, restrizioni, sorveglianza, obblighi totalitari. Chi nasce nonostante tutto – in modo “naturale” o grazie alle biotecnologie – non deve pretendere di essere padrone della sua vita. Tutt’al più del “fine vita”, ovvero della morte assistita, che passa per elevata civiltà enfatizzando tragiche situazioni limite, ma resta omicidio, uccisione anche se legalizzata, dispensata dal servizio sanitario, praticata da compassati boia in camice, guanti chirurgici e mascherina FFP2. In Canada, paradiso (cioè inferno, tutto è invertito) dell’eutanasia, quasi un decimo di tutti i decessi sono procurati: in parte pazienti incurabili, e poi depressi, malati “normali”, bambini (!!!), poveri. La soluzione finale: e pensare che il male assoluto sono i nazisti.
L’educazione sessuale è passata da conoscenza dei meccanismi del corpo a indottrinamento “olistico”. Lo dice l’Organizzazione Mondiale della Sanità in un documento ufficiale, la Guida internazionale per l’educazione sessuale. Strana davvero, e assai sospetta, la proliferazione di “guide” diramate dall’alto per ogni aspetto della vita, a dimostrazione della natura totalitaria del potere Basta con “concentrarsi sui potenziali rischi della sessualità”, avanti con “un approccio olistico basato sulla comprensione della sessualità come area del potenziale umano, tesa a sviluppare essenziali abilità che consentono [ai bambini] di autodeterminare la propria sessualità e le proprie relazioni nelle varie fasi dello sviluppo”. Ovvero sessualizzazione precoce, negazione del dato naturale a favore dell’“autodeterminazione”, imposizione di una visione dogmatica della sessualità a partire dall’infanzia, riconfigurazione esistenziale celata da trappole retoriche che i nostri padri avrebbero rigettato con sdegno.
Vogliamo continuare a tacere, accettando che il potere tecnofinanziario, attraverso le istituzioni che controlla – in primis gli Stati – diventi il precettore, il manipolatore e il decisore anche della sessualità dei nostri bambini?
Frankenstein è in mezzo a noi, ma non è più un mite scienziato con onesti scrupoli morali. La sua Creatura siamo tutti noi, soprattutto i nostri figli e nipoti. L’alternativa è chiarissima: uomini o no? Il resto è rappresentazione, arma di distrazione di massa, inganno. Ma gli uomini amano essere ingannati.
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