“Noi non diciamo più buongiorno o buonasera ma unicamente uccidete i tedeschi ! La mattina uccidete i tedeschi………….. e la sera uccidete i tedeschi !!!“
(Ilya Ehrenburg)
Verso la fine del 1944 l’Armata Rossa era ormai arrivata ai confini tedeschi e i bolscevichi aizzati dalla propaganda anti tedesca russa da parte di giornalisti di regime come Ilya Ehrenburg assetati di sangue tedesco. Il massacro di Nemmersdorf avvenuto nell’ottobre 1944 fu un chiaro segnale di quello che sarebbe capitato a civili tedeschi caduti in mani sovietiche . L’avvicinarsi delle orde rosse provocò un’enorme ondata di fuggitivi dalla Prussia ,dalla Pomerania e dalla Slesia verso la Germania centrale ancora sicura. Molti profughi fuggirono con mezzi di fortuna via terra come carri trainati da buoi e cavalli ma spesso furono sterminati dall’aviazione e dall’artiglieria sovietica. Altri fuggirono via mare nel corso della cosiddetta Operazione Hannibal che comportava l’evacuazione via mare di civili e militari tedeschi verso porti ancora sicuri nel cuore della Germania e verso la Danimarca. Furono destinate a quest’imponente operazione tutte le più grandi navi della Kraft Durch Freude . Nei porti di Danzica, Gotenhafen e Pilau partirono cariche di tedeschi in fuga le navi Capitano Arcona (t. 27.561), Robert Ley (t. 27.288), Hamburg (t. 22.117), Deutschland (t. 21.046), Potsdam (t. 17.528), Pretoria (t. 16.662), Berlin (t. 15.286), Goya e altre ancora. Fu la più imponente evacuazione della storia, con oltre due milioni di persone trasferite.
Tra queste vi era la Wilhelm Gustloff. La Wilhelm Gustloff era il gioiello della tedesca KdF (Kraft durch Freude), costruita dalla Blohm und Voss di Amburgo e varata nel 1937. Lunga oltre 200 metri, aveva una stazza di 25.893 tonnellate. Prese il nome da Wilhelm Gustloff, fondatore, e capo della sezione elvetica del partito nazionalsocialista, assassinato il 4 febbraio del 1936 a Davos dallo studente ebreo David Frankfurter. La Gustloff era la nave di bandiera dell’intera flotta della KdF, che poteva contare anche su numerosi altri vascelli, altrettanto grandi e famosi. Ma la Gustloff era unica in quanto a lusso e sfarzo. E prima dello scoppio del conflitto ospitò la ricca borghesia tedesca in diverse crociere nell’Oceano Atlantico, nel Mar Mediterraneo e nei mari del Nord. Nel maggio del 1939, quattro mesi prima dell’inizio della seconda guerra mondiale, la Gustloff si affiancò ad altre quattro navi della KdF, la Robert Ley, la Der Deutsche, la Stuttgart e la Sierra Cordoba. Queste navi avevano il compito di ricondurre la Legione Condor dalla Spagna alla Germania. Arrivata nel porto di Vigo, scaricò materiale medico per le organizzazioni di volontariato e sanitarie spagnole. Poi caricò i 1.400 uomini della Legione e il 30 maggio del 1939 fece ritorno nelle acque tedesche. Una parata di navi la scortò sino al porto d’Amburgo, dove fu accolta da grandi manifestazioni di giubilo.
All’inizio del conflitto mondiale le forze armate tedesche trasformano la Gustloff in nave ospedale, a disposizione della Kriegsmarine. Fu classificata come Lazarettschiff D. L’uso di questo tipo di nave era strettamente monitorato ed era sottoposto a un rigido protocollo di procedure internazionali. Completamente riverniciata di bianco, sfoggiava su entrambi i lati una banda verde lungo tutta la carena, oltre a numerose croci rosse sul ponte, sul fumaiolo e sui lati. Su queste navi era proibito trasportare materiale bellico. Il primo impiego della nave ospedale fu nella zona di Danzica, durante le operazioni contro la Polonia, dove la Gustloff rimase alla fonda nella baia per molte settimane accogliendo i soldati tedeschi feriti. Da maggio a luglio 1940 prese servizio come ospedale galleggiante durante la campagna di Norvegia, stazionando nei pressi di Oslo; quando levò l’ancora aveva a bordo 560 persone, tra feriti ed equipaggio. Prima dell’autunno del 1940 alla Gustloff fu ordinato di prepararsi per le operazioni in vista dell’invasione dell’Inghilterra, ma come sappiamo tale operazione non fu mai portata a termine. Dopo un successivo viaggio a Oslo, per recuperare altri 414 feriti, terminò il servizio di nave ospedale e puntò quindi in direzione di Gotenhafen, dove, sempre al servizio della Kriegsmarine, fu tramutata in nave caserma per gli U-boot tedeschi. La Gustloff iniziò questa nuova attività prima sotto la 1° Divisione Unterseeboots e poi sotto la 2° Divisione Unterseeboots, rimanendo all’ancora a Gotenhafen per quattro anni.
Quando la Gustloff lasciò la protezione del porto di Gotenhafen il 30 gennaio 1945, con destinazione Kiel, le condizioni climatiche erano pessime: soffiava un vento forte, nevicava, la temperatura era di dieci gradi sotto lo zero e numerosi blocchi di ghiaccio galleggiavano nel mar Baltico. Le possibilità di sopravvivenza di un naufrago in un mare cosi freddo, e in condizioni atmosferiche simili, erano pressoché nulle. La lista dei passeggeri era formata da 918 ufficiali, 173 membri dell’equipaggio, 373 membri delle Unità Navali Ausiliarie (formata esclusivamente da donne), 162 feriti, e 4.424 rifugiati. Un totale di 6.050 persone. Ma questa lista non teneva conto delle centinaia di persone che all’ultimo momento avevano preso posto sul ponte della Gustloff. Secondo le più recenti stime il numero totale di persone a bordo era di 10.582, che Heinz Schon, attento studioso della vicenda, ha così suddiviso: rifugiati 8.956, ufficiali e membri della 2° Unterseeboot-Lehrdivision 918, donne delle Unità Ausiliari 373, uomini delle forze navali 173, soldati feriti 162. Mentre la Gustloff puntava verso Kiel, il sommergibile sovietico S-13 comandato da Alexander Marinesko individuò la nave. Dopo averla seguita brevemente, alle 21,08 di quel 30 gennaio 1945 la colpì con tre siluri. Il primo raggiunse la nave a prua, direttamente sotto la linea di galleggiamento, nei compartimenti 2 e 3. Il secondo l’area della piscina e il terzo la sala motori, devastando l’intero scafo. Immediatamente la Gustloff piegò a dritta e lanciò i razzi di segnalazione e SOS. Il castello di prua fu quasi sommerso mentre la poppa si alzò sopra il livello del mare. In meno di cinquanta minuti si consumò la più grande tragedia navale tedesca. La Gustloff affondò nelle gelide acque del mar Baltico portando con se 9.343 persone (7.700 secondo le stime ufficiali). I sopravvissuti furono solo 300.
L’affondamento della Gustloff è ricordato oggi come il più grave e tragico evento di tutta la storia navale. Ma allora quella tragedia non ebbe la risonanza internazionale che avrebbe meritato. Trattandosi di una nave nemica il fatto passò come un semplice evento bellico, cioè il siluramento di una nave tedesca da 25.000 tonnellate.
Nel maggio 1945, al momento della capitolazione del Terzo Reich, circa otto milioni di abitanti della Prussia orientale, della Pomerania, della Marca di Brandeburgo e della Slesia erano stati spinti a ovest dall’avanzata sovietica. Altri tre milioni di tedeschi saranno espulsi da queste terre negli anni immediatamente successivi, tra il 1945 e il 1950, in uno dei più drammatici e imponenti trasferimenti di popolazioni che la storia ricordi. Nel 1990 a Marinesko fu conferita in maniera postuma la decorazione di Eroe dell’Unione Sovietica Gli fu intitolato il Museo di Sottomarini di San Pietroburgo e gli furono dedicati monumenti a Odessa , Königsberg e Kronshstad .
In Memoria delle vittime del Genocidio Tedesco in Europa Orientale, Perdonare ma Non Dimenticare.
Franz Camillo Bertagnolli Ravazzi
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