L’ideologia woke vuole l’ eliminazione di ciò che disapprova – ossia tutto ciò non in linea con il presente, attraverso la cancellazione. In linea di principio, emarginazione civile, legale, che può diventare fisica se necessario. Si tratterebbe di un’eliminazione legittima, una questione di giustizia: una legittimazione dell’efferatezza vecchia quanto l’uomo. Tanto più che l’ ossessione dell’odio da perseguire è il nucleo ideologico dei risvegliati: vendicatori allucinati di una moltitudine di vittime nel corso della storia sino ad oggi. I colpevoli sono morti, restano i discendenti. Di fronte alle vittime dell’“odio” senza tempo non possiamo che inginocchiarci e chiedere perdono, se vogliamo sperare nella redenzione. Fu l’imposizione di Black Lives Matter ( le vite dei neri contano) dopo la morte – diventata simbolo di oppressione – di George Floyd, l’afroamericano ucciso da un poliziotto bianco nel 2020 .
Neppure l’ umiliazione basta. La redenzione definitiva si ottiene solo se si lotta attivamente contro il nemico, il tipo umano odioso, testardo, fobico, specie se resiste alla rieducazione o alla sottomissione. Svegliarsi implica combattere – violentemente se necessario – contro i sostenitori dell’esistenza di limiti, frontiere, differenze, in quanto direttamente responsabili, con le loro idee e pregiudizi, cioè con il loro odio, di impedire l’avvento di un’umanità finalmente libera da ogni pregiudizio o discriminazione. Si tratta, quindi, di una lotta santa e religiosa. Per il wokismo ci sono persone odiose e deplorevoli con le quali non si può essere tolleranti, poiché prolungano situazioni di ingiustizia, impedendo il trionfo finale dei diritti e l’avvento definitivo della pace nel mondo. Il Nuovo Ordine Mondiale è la banalità del male nell’impero del Bene.
Il movimento woke ha profondi legami con i totalitarismi del XX secolo. Per i suoi ideologi, i bianchi, i maschi e gli eterosessuali devono identificarsi come oppressori, prendere coscienza degli abusi subiti nel corso dei secoli da persone di altre razze, dalle donne, dagli omosessuali e saldare il conto. Una involuzione del diritto che lascia senza fiato: io sono responsabile dei torti commessi da tutte le generazioni passate. Sono colpevole per il solo fatto di essere nato: una posizione schiettamente razzista. Le generazioni presenti e future – se ci saranno – di uomini bianchi eterosessuali devono espiare una colpa millenaria, abbandonare i loro presunti privilegi e sottomettersi alla discriminazione nei loro confronti, chiamata “positiva” in quanto privilegia socialmente, politicamente ed economicamente membri di comunità “svantaggiate”. Poiché sei bianco, sei suprematista, ossia strutturalmente razzista . Non c’è salvezza o remissione del peccato. Poiché sei uomo, sei sospettato di essere uno stupratore. Lo slogan femminista radicale è “lo stupratore sei tu”, cioè tutti gli uomini ( i “maschi”) lo sono, nessuno escluso. Questa ideologia folle, profondamente razzista, isterica, sostenuta da un costante vittimismo, si è fatta strada passo dopo passo ed è riuscita a conquistare importanti spazi negli Stati Uniti e in Europa, colonizzando università, amministrazioni pubbliche, persino istituzioni religiose. Gli anglicani dibattono sulla natura sessualizzata di Dio: padre o madre ?
I principali promotori sono nella sinistra politica e culturale liberal, ricca e borghese. Marxisti conversi e ceti blasé che hanno sostituito la lotta di classe con la guerra delle identità rancorose. Alla base del successo woke c’è la grande disponibilità di fondi, provenienti da ingenti fortune, Organizzazioni Non Governative miliardarie, gran parte del sistema di potere dell’anglosfera. L’ideologia del risveglio non mira, come i suoi alfieri fanno credere, a sradicare ingiustizie legate al razzismo, al maschilismo tossico, tanto meno a combattere la povertà. I suoi teorici hanno un’idea precisa di società globale e cercano di imporla scartando tutto ciò che contraddice il loro progetto Si consolida così la disuguaglianza sociale ed economica – in mezzo a nuovi e antichi criteri di discriminazione per razza, sesso, appartenenza a gruppi – tra una minoranza che accumula risorse e una maggioranza che non vi ha accesso. Precisamente il contrario di quello che dicono di volere.
L’ideologia del risveglio è profondamente discriminatoria e liberticida. Su questo terreno incontra filosofie antiumaniste come l’esistenzialismo, il nichilismo, lo scientismo (da non confondere con la scienza), il materialismo e il positivismo. Attinge direttamente alla morte di Dio annunciata da Nietzsche con disperata lucidità, non con compiacimento. E’ piuttosto figlia della recezione strutturalista e neomarxista del pensatore di Sils-Maria . L’idea dell’uomo trasformato in dio (il Superuomo, ma Nietzsche parlava di Oltre Uomo), titolare di una propria moralità, di una scala di valori soggettiva, indiscutibile, senza un Dio da cui scaturisce una legge naturale che limita la libertà – o la dissolutezza – trionfa oggi con il totalitarismo “sveglio”, ma il pensiero dell’autore di Così parlò Zarathustra c’entra poco. La cancellazione della verità fa sì che una menzogna o un luogo comune ripetuti vengano creduti e si trasformino in verità. I risvegliati – il potere che li finanzia e protegge – riescono a capovolgere la realtà non con la forza delle idee ma con la potenza coattiva della propaganda. La nuova “verità” risvegliata diventa volatile e insieme intangibile: oggi la verità è questa, domani chissà. Relativismo che assolutizza il presente: un altro paradosso.
Nel processo per diffondere ed imporre i suoi principi, il movimento del risveglio utilizza strategie di manipolazione usate in passato dal nazismo, dalla propaganda comunista e da quella liberale ispirata da Lippman e Bernays. Strategie affinate dopo la Seconda Guerra Mondiale che hanno dato origine a teorie come la spirale del silenzio descritta da Elisabeth Noelle-Neumann. Il potere persuasivo dei mass media è in grado di creare opinioni e sentimenti e renderli prevalenti, mediante la riduzione al silenzio delle opzioni dissenzienti. I singoli sono scoraggiati dall’esprimere apertamente e riconoscere un’opinione percepita ( ecco il verbo decisivo!) contraria alla maggioranza , o ritenuta tale. Gli woke, come ogni totalitarismo, giocano sul sentimento di riprovazione e isolamento da essi alimentato, che produce silenzio , conformismo coatto, il quale a sua volta aumenta la sensazione di isolamento e il senso di colpa. Autocensura di massa. Il clima di odio è capovolto, gli odiatori veri accusano gli altri di ciò che provano essi stessi, in un processo insieme di proiezione e rimozione.
Sono strategie che portano alla cancellazione sociale, all’emarginazione e all’ostracismo di chiunque non faccia propri i postulati che si vogliono imporre. La richiesta imperativa della genuflessione come segno di adesione al movimento Black Lives Matter richiama l’obbligo del saluto romano, il pugno chiuso e la ripetizione di slogan dei totalitarismi novecenteschi. Dov’è lo spazio per la libertà individuale, ideologica e di coscienza? La cultura della cancellazione è liberticida. La libertà è il nemico e va sradicata, come ogni appartenenza o identità.
C’erano una volta comunità umane con senso di appartenenza che condividevano costumi, idee e credenze ereditate dagli antenati. Nella modernità la comunità divenne società, un’associazione di individui convinti di essere uniti razionalmente e volontariamente Nella postmodernità non viviamo più in una comunità naturale né crediamo più nella società contrattuale. Coabitiamo da nemici nei medesimi spazi, come la patria provvisoria, cangiante e senza bandiera dei passeggeri di un transatlantico che si esaurisce all’approdo, osservata da Fernando Pessoa.
L’individuo è disintegrato, la volontà è frammentata in mille desideri soggettivi; adoriamo il movimento perpetuo. Tutto ciò che ha vocazione alla permanenza ci insospettisce. E’ la dittatura woke del presente. Non abbiamo più sentimenti, solo emozioni. Non discutiamo, crediamo a “narrazioni”; non giudichiamo, altrimenti dovremmo discriminare, ossia distinguere. Niente è buono o cattivo, bello o brutto, semplicemente mi piace o non mi piace. Il “like” delle reti sociali è ciò che resta del pensiero personale.
Lo sradicamento e la dispersione fanno parte del nuovo modo di essere, trasformato in destino. In questo panorama mutevole, il primo edificio a vacillare è il linguaggio. Tutto ciò che siamo si basa sul linguaggio. Per questo la cancellazione parte dalle parole, dai significati. Chi vuole cancellare e sostituire deve possedere il lessico comune, riconfigurarlo e ricrearlo in parole obbligate, alcune positive, altre proibite e negative. La persistenza del linguaggio, la lingua “madre” insegnata dai genitori, è la più potente catena di trasmissione delle comunità umane . Perciò è così forte lo sforzo per abbattere la naturalità della lingua, la persistenza dei significati, il giudizio implicito che rappresentano. A questo lavora la cancellazione, la tabula rasa che fa di ciascuno una lavagna da riempire con termini, idee, giudizi forniti dall’alto, il cui esito è la sostituzione tesa a creare una umanità nuova, in marcia verso il transumano e il disumano. La sostituzione valoriale ed etnica dei popoli maggiormente dotati di senso critico, di più stratificata sensibilità civile, culturale e spirituale – noi, figli della civiltà nata in questo pezzetto di mondo – è la priorità del potere globale. La rivoluzione postmoderna è anche una guerriglia insidiosa contro la grammatica. Se usi le parole di sempre, cioè credi ai tuoi occhi e chiami bianco il bianco, sei un reprobo; se dici che è giorno quando è giorno, sei un portatore insano di odio, se la narrazione dominante afferma che è sera. Non c’è più spazio per il dibattito poiché temi, argomenti, parole sono precostituiti . Termini come progresso, socialismo, femminismo non significano più nulla di preciso; sono segnavia obbligati per schierarsi dalla parte del Bene. Tra le parole che garantiscono l’appartenenza al cerchio dei Buoni la più magica è “sinistra”. Un’ altra prova del carattere para religioso della cultura dominante.
La dialettica era un contrasto di opposti che dava luogo a una sintesi. Oggi ciò che va di moda e dà prestigio è la pura contraddizione. La sinistra ( ossia il Progresso, il Giusto, il Moderno) è insieme centralismo giacobino e federalismo asimmetrico, socialismo scientifico e oppressione liberista, democrazia e dittatura, ghigliottina sanguinaria e colomba della pace. La sinistra – qualunque cosa significhi la parola omnibus – governa e guida il dissenso. E’ di lotta e di potere, tutto insieme e nelle medesime persone. E’ atea e anticristiana, però strizza l’occhio all’ Islam. Difende lo Stato e vuole distruggerlo; incarna il sistema e guida le proteste contro il sistema. Nel 1970, Raymond Aron scrisse un libro dal titolo significativo: Marxismi immaginari. Denunciava le correnti di pensiero che si autodefinivano marxiste, in chiara contraddizione con le idee fondamentali di Marx: l’esistenzialismo nichilista di Sartre e lo strutturalismo di Althusser. Lo stesso Aron, ne L’oppio degli intellettuali, svelò l’arcano: un intellettuale rispettabile doveva dichiararsi marxista se non voleva apparire complice del capitalismo filo-fascista. Il marxismo era la droga iniziatica per appartenere al raffinato club degli intellettuali impegnati. Da un trentennio, il marxismo immaginario si è trasformato in progressismo arcobaleno; il nuovo oppio è il progresso inteso come interruzione del rapporto tra passato e presente, abolizione di ieri nel nome di un oggi assolutizzato, dilatato, eternizzato.: la cancellazione come comandamento. Una religione spuria, violenta, assertiva, che scomunica i non credenti. Il giacobinismo woke – religione del presente in cui l’inferno è il passato – rifonda il mondo capovolgendolo. Un modo come un altro per suicidarsi. Strano risveglio .
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