Il rapporto tra Astrologia e Alchimia, sin dall’antichità, ha rappresentato una simbiosi insita in una comune ed organica arte palingenetica, volta solo marginalmente all’investigazione centrifuga del cosmo, ma principalmente centrata su una rigenerazione centri
Il testo in riferimento consta di due parti in cui i 12 segni zodiacali vengono suddivisi in 2 sezioni con rispettiva introduzione e con un’analisi ermetica di ogni singolo segno. Come predetto, la prospettiva dell’autore è sapientemente orientata verso una comprensione complementare delle due dottrine, essendo l’esplicitazione di una medesima potestà trasmutatoria, di conoscenza e di rigenerazione dell’anima. Orlandi è perentorio e ben evidenzia l’ambito entro cui i riferimenti astrologici ed alchimici devono essere necessariamente ricondotti:
<< la nostra tesi è che il cielo sul quale si posano gli occhi dell’alchimista non è il cielo che percepiamo guardando verso l’alto e che i pianeti che solcano quel cielo “sono e non sono” i pianeti del “cielo volgare”. Questa dottrina, che vi sia un cielo interno all’uomo e dei pianeti e degli astri le cui orbite seguono un percorso sincronico con quello dei pianeti del cielo che possiamo percepire con i sensi, è, in realtà, antica quanto la stessa Tradizione occidentale e venne ripresa in epoca più moderna da Marsilio Ficino >> (p. 12).
Nel testo, pertanto, con il pio insegnamento di alchimisti come Basilio Valentino sul significato essenziale della Pietra dei Filosofi (suo il celebre acronimo VITRIOL) e di Fulcanelli, inerente ai bassorilievi delle cattedrali gotiche, e non solo, il lettore ha la possibilità di comprendere ciò che era l’idea arcaica ed arcana nel cielo, insita nella propria etimologia. Tale termine, infatti, deriva dal verbo latino “celo” (celo, celas, celavi, celatum, celāre) ovvero nascondere, appunto celare una realtà altra e non casuale è, inoltre, la sua corrispondenza con il termine greco κοῖλος, avente il significato di incavato, quindi esprimente l’idea di un quid che, non solo si occulta ai sensi, ma si nasconde in una dimensione interna ad un qualcosa, similmente all’anima incavata nel corpo umano, appunto il valentiniano Visita Interiora Terrae Rectificando Invenies Occultum Lapidem (Veram Medicinam), tradotto in “Visita l’interno della terra, e rettificando troverai la pietra nascosta (che è la vera medicina)”.
L’esegesi magistrale dell’autore coglie in profondità tutto il significato essenziale ed esoterico degli animali simbolici che presiedono i 12 segni dello Zodiaco, li correla con la svolgimento del ciclo annuale e cosmico e attua un’apprezzabile disamina della loro “manipolazione” alchimica. Ogni segno, ogni astro, ogni bassorilievo gotico esprimono, infatti, un carattere insito all’operatore ed una potestà di trasfigurazione, una tappa palingenetica verso la realizzazione della Grande Opera.
Orlandi, nell’esegesi dei bassorilievi della cattedrale gotica di Notre Dame de Paris, sottolinea ancor più marcatamente il senso dell’Ars Magna e dell’ambito in cui Astrologia ed Alchimia devono essere correttamente e doverosamente ricondotte, cioè nel recinto sacro dell’interiorità umana, nella comprensione delle potestà latenti in essa, nel sacrificio che bisogna officiare affinchè essa possa risorgere alla sfera di Apollo:
<< difendere l’athanor da tutto ciò che provenga dal “sole esteriore” >> (p.58).
Il viatico astrale viene ricollegato coi miti di Saturno, di Iside-Osiride e di Dioniso, quale catabasi in cui si compie la necessaria catarsi, il necessario smembramento purificatorio, propedeutico a quella fantomatica “fabbricazione dell’Oro” dall’oscurità del Piombo:
<< potremmo prenderla come metafora dell’animare e risvegliare Saturno, collegato alle ossa, al sonno e al sogno, al Doppio, al distacco e alla morte, al ridurre ogni cosa alla sua essenza (cioè all’Età dell’Oro di cui Saturno è il nume tutelare, ndr) >> (p. 88).
Il piccolo libro, ben curato graficamente, di 133 pagine, contiene un’apprezzabile appendice fotografica in riferimento ai vari bassorilievi presenti nelle cattedrali gotiche citati nel testo. L’opera di Alessandro Orlandi, in conclusione, oltre ad essere importante per il voluto superamento di certi pregiudizi modernisti e dogmatici, si contraddistingue per essere una sintetica, ma, allo stesso tempo, profonda introduzione a tematiche di natura esoterica, che il lettore potrà ulteriormente approfondire seguendo le preziose indicazioni offerte dall’autore.
Luca Valentini